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Wednesday, June 30, 2010

HANNYA



Questa impressionante maschera appartiene al demone tradizionale giapponese
Hannya (般若) ed è una maschera usata nel teatro nō per rappresentare un demone femminile geloso.

Possiede due grosse corna taglienti, due occhi abbaglianti e una bocca dal ghigno inquietante.

Questa maschera viene utilizzata per rappresentare una donna così gelosa da essersi trasformata in un demone.

Quanto diventano brutte le donne gelose in modo eccessivo e asfissiante !

Non che l'uomo sia da meno: l'uomo geloso tendenzialmente diventa violento e possessivo ma la donna (forse per questo i giapponesi antichi hanno immaginato questa figura) diventa veramente terribile a livello psicologico !

Per fortuna il Samu non ha di questi problemi (-.-)'

Monday, June 28, 2010

FILM - SANSHIRO SUGATA di A.Kurosawa



Titolo originale Sugata Sanshiro
Paese Giappone
Anno 1943
Durata 80 min


Per cercare di superare il caldo afoso di queste sere mi sono immerso nella visione di questo film che avevo acquistato tempo fa, si tratta della prima opera del famosissimo Kurosawa, una vera chicca.

Vi posto la trama:
L'opera narra la vicenda di un mitico campione di Jūdō vissuto alla fine dell'Ottocento: il Sugata Sanshiro che dà il titolo all'opera. Il romanzo da cui è stato tratto il film è ispirato alla storia di un judoka realmente esistito: Saigo Shiro.

1882, il giovane Sanshiro si reca in una palestra di jujitsu per apprendere le arti marziali; ma rimane colpito dalla mancanza di moralità e di valore negli uomini che vi incontra. Viene invitato ad assistere ad un evento: il maestro Monma vuole dimostrare la superiorità della loro disciplina sul Jūdō sconfiggendo il maestro Yano Shogoro. Tuttavia, quella notte, Yano sconfigge uno dopo l'altro tutti gli sfidanti.

Il giovane è colpito dall'eleganza e dalla forza interiore che traspare dall'uomo e decide di diventare suo apprendista. Superando i difetti della propria personalità, attraverso un continuo e sofferto miglioramento interiore, Sanshiro riesce a rendersi degno degli insegnamenti del maestro (fondamentale la scena in cui, in seguito ad un giusto rimprovero, il giovane trascorre la notte in un lago gelato per dimostrare di essere pronto anche a morire per guadagnarsi la stima di Yano).

In seguito vengono presentati una serie di duelli vinti dal giovane campione contro i maestri della disciplina rivale, fino all'esito finale, in una sfida mortale contro il nobile Higaki nello scenario di una collina squassata dalla tempesta.


Leggendo alcune recensioni ho scoperto che la tempesta dell' ultimo duello era una tempesta vera e che la troupe si è trovata a dover fronteggiare non pochi problemi per girare le scene, questo mi ha fatto riflettere su come anche il cinema un tempo richiedeva doti non indifferenti, oggi è già più facile si maschera tutto con la grafica e gli effettoni speciali, ecco perchè alla fine amo questi film in b/n dove traspare da ogni scena la passione del regista.

Il film mi è comunque piaciuto davvero tanto, il rapporto kohai e sensei era proprio quello di padre e figlio e anche l'altissimo senso dell'onore e del rispetto per l'avversario che oggi pare sepolto e dimenticato dovrebbero essere da esempio soprattutto per i praticanti di arti marziali.

Consiglio questo film non solo ai judoka o agli appassionati del Giappone ma anche a chi desidera un cinema più vero, delicato come quello giapponese sa essere, inoltre la breve durata dell' opera non rischia di annoiare anche i meno appassionati :)

Wednesday, June 23, 2010

KUBI BUKURO



Oggi mi è venuto sotto mano uno scritto riguardante questa parte forse meno conosciuta e più cruenta degli oggetti che il samurai si portava in battaglia: si tratta del KUBI BUKURO (sacco per la testa)...e la testa in questione era quella del nemico ucciso !

Non sapevo di questa usanza ma pare che anche i samurai fossero tagliatori di teste, particolare non poco rilevante visto che spesso ottenuta la testa di qualche nemico importante, disertavano la battaglia, per non correre il rischio di perdere il trofeo nella mischia.

Questa usanza pare fosse diffusa nel periodo Sengoku (1467–1573) a seguire poi per avere meno ingombro e snellire la procedura di trasporto, presentazione e sepoltura delle teste ci si accontentò magari solo di un orecchio o un naso.

Tuesday, June 22, 2010

LIBRI - AGGUATO ALL'INCROCIO di DALE FURUTANI



Il Samu arrivato a fine giugno inizia a non poterne più...voglio andare in vacanza ! possibilmente al mare ma devo pazientare, in attesa di questo ho iniziato a ricercare una serie di letture da spiaggia, niente di impegnativo ma godibili e possibilmente attinenti al nostro amato Giappone.

Mi è stato consigliato un autore: Dale Furutani nato nel 1946, originario dell' isola di Oshima a sud di Hiroshima è stato adottato da una famiglia americana quando proprio l'esercito americano confisca al nonno il peschereggio di famiglia e i Furutani si trovano in condizioni precarie.
Non dimenticando le sue origini Dale pubblica numerosi romanzi di successo e una fortunata trilogia che ha per protagonista il samurai Matsuyama Kaze.

Vi lascio una breve sinossi del primo dei 3 libri che ho acquistato:

L'alba si è appena aperta un varco fra nebbie velate e un intenso profumo di pini. All'incrocio fra quattro strade, un vecchio commerciante di carbone e un samurai incappano nel cadavere di un forestiero, trafitto alle spalle da una freccia di nobile fattura. Il signore del luogo - Manase, raffinato cultore di lettere e arti, incapace di governare il distretto - e il magistrato, Nagato,gretto e frustrato, accumula denaro per comprarsi una concubina - non sembrano molto interessati a individuare l'assassino. La colpa viene appioppata alpovero carbonaio Jiro: per salvarlo dalla crocifissione, il samurai MatsuyamaKaze - in giapponese "ventata di aria fresca" - decide di far luce suldelitto. Leale, fortissimo, pronto a "prevedere l'imprevedibile", Kaze è piùdi un semplice samurai: vaga da tempo per il Giappone alla ricerca di una bambina di nove anni, figlia dei suoi signori e padroni, trucidati dagli emissari del nuovo shogun. Entra nelle grazie dell'infido Manase, si conquista le confidenze di Aoi, la prostituta, e affascina la cameriera della casa da tè. Gli insegnamenti del suo sensei, uniti a fantasiose trovate,gli permettono di stanare menzogne, sventare tranelli, sgominare una banda di malviventi e scoprire il vero colpevole.

Monday, June 21, 2010

NUKI TSUKE (Nuki uchi)



Mi sono spesso chiesto cosa nascondessero i nomi dei kata di iaijutsu del koryu che studio da qualche anno, precisamente la scuola di Katori Shinto, ho notato che ricorrono termini come nuki tsuke e nuki uchi in più di un kata.

Che si tratti di tachi iai (Nuki uchi no tachi) o di suwari iai (Nuki tsuke no ken, Nuki uchi no ken) troviamo appunto sempre presenti questi termini, a quel punto ho condotto una piccola ricerchina sapendo che sicuramente i nomi non sono casuali, al di là della traduzione letterale che possiamo dare al nome del kata ("la spada che estraendo taglia"..ecc) questi due termini corrispondono ad un preciso significato.

E cioè un significato di immediatezza assoluta, come concetto di estrarre la spada dal fodero e di colpire l'avversario in un unico tempo, prima che questi abbia il tempo di estrarre la sua katana e di risolutezza dato che non è prevista una seconda azione o possibilità.

Sicuramente tenendo presente questo sarà possibile eseguire i kata con un differente approccio mentale.

Friday, June 18, 2010

Opera Pechino



E finalmente anche a Milano approdano spettacoli dal sapore orientale, questa sera andrò a vedere l' Opera di Pechino al teatro Piccolo (ecco il sito ).

L'Opera di Pechino è una forma teatrale di Opera cinese sviluppatasi a Pechino a partire dal tardo XVIII secolo, al suo interno mescola arte drammatica, pantomima, musica, canto e danza.

Non ho mai visto un simile spettacolo tuttavia documentandomi un minimo ho notato che ci sono alcune particolarità:l'essenzialità della scenografia, il movimento circolare degli attori anche nello sguardo, il significato dei differenti colori del trucco del viso e la divisione dei personaggi in diverse categorie.

Ad esempio il personaggio maschile Shēng 生 è diviso in tre categorie:

* lǎoshēng 老生, uomo anziano, generalmente un alto ufficiale, con barba scura o bianca a seconda dell'età, indossa abiti con disegni di dragoni. Un tipo di lǎoshēng è lo hóngshēng 红生, uomo anziano dal viso dipinto di rosso, che spesso rappresenta il dio cinese della guerra;
* xiǎoshēng 小生, uomo giovane, che canta con una voce armoniosa e molto artificiale, motivo per cui spesso il ruolo è ricoperto da donne;
* wǔshēng 武生, uomo esperto di arti marziali, la cui teatralità è centrata soprattutto sull'uso delle tecniche acrobatiche.


poi vi sono altre divisioni anche per i personaggi femminili, insomma già da questo si può capire che è un genere teatrale differente dal nostro classico...ammetto di essere parecchio curioso eheheh

Wednesday, June 16, 2010

LIBRI - LA MONTAGNA DELL' ANIMA di Gao Xingjian



Terminato il libro sui koan Zen ho deciso di iniziare a leggere questo volumone che mi avevano regalato due amici per il mio compleanno (più di 6 mesi fa !!!!), ma questo libro non è uno di quelli da leggere distrattamente in metro, quindi ho dovuto attendere il momento giusto per poterlo apprezzare...

Già dalle prime pagine sembra catturare bene l'attenzione del lettore, alternando descrizioni del viaggio reale (paesaggi, incontri, curiosità) a una sorta di viaggio interiore (emozioni, sensazioni)...si prospetta quindi una lettura molto intensa e nonostante la mole del libro, uno di quelli che si divorano velocemente eheheh...

Due parole sull' autore che ho trovato in rete:

Gao Xingjian, narratore, saggista, drammaturgo, traduttore e pittore, è nato nel 1940 a Ganzhou (provincia del Jiangxi), nella Cina sudorientale. Dopo aver studiato letteratura francese all'università di Pechino e aver tradotto alcuni classici del Novecento, e dopo cinque anni di «rieducazione» imposti dalla rivoluzione culturale, si afferma sulla scena letteraria con il Primo saggio sull'arte del romanzo moderno (1981) e con alcune opere teatrali come Fermata d'autobus (1983). In un clima politico sempre più ostile e soffocante, Gao decide nel 1987 di lasciare la Cina e nel 1988 approda a Parigi, dove vive tuttora. Qui conclude il suo capolavoro, La Montagna dell'Anima (1990), e dopo i fatti di Tian'anmen scrive il dramma La Fuga (1989). Dal 1998 è cittadino francese. Nel 1999 pubblica il suo secondo grande romanzo autobiografico, Il libro di un uomo solo. Nel 2000 Gao ottiene in Italia il premio Feronia; in ottobre, l'Accademia Reale di Svezia gli assegna il Nobel per la letteratura. Nel 2001 Rizzoli ha iniziato la traduzione integrale delle sue opere con i racconti di Una canna da pesca per mio nonno e Per un'altra estetica, il catalogo di una mostra della sua produzione figurativa.

E sulla recensione del libro:

La Montagna dell'Anima è l'opera monumentale che ha consacrato Gao Xingjian come uno dei maestri del nostro tempo. È il racconto di un lungo viaggio tra le montagne, le foreste, le riserve naturali, i villaggi della Cina del sud e del sud-ovest, narrato, a capitoli alterni, in seconda e in prima persona: un tu che, sul treno, ascolta un altro viaggiatore parlare delle meraviglie di Lingshan - la Montagna dell'Anima, dove tutto è allo stato originario - e decide di gettarsi alla sua ricerca; e un io che, come Gao, è uno scrittore perseguitato dal regime, ha dovuto allontanarsi da Pechino e ha completamente cambiato la propria visione del mondo dopo che un medico, per errore, gli ha diagnosticato un cancro al polmone. Il viaggio è dunque l'occasione di un bilancio esistenziale e la fonte inesauribile di nuove esperienze. E l'autobiografia diviene romanzo picaresco in cui si intrecciano avventure di feroci briganti e tristi vicende di fanciulle suicide per amore, saggio enciclopedico (sugli animali e le piante della foresta vergine, sugli usi, le credenze, le leggende delle popolazioni tribali, sui fossili degli ominidi più antichi e sulle tracce della presenza dell'«uomo selvatico»), storia della Cina dalle antiche dinastie alla Lunga Marcia, dalla tabula rasa della Rivoluzione culturale al presente (e precario) compromesso fra sviluppo economico e autoritarismo politico, riflessione sul senso e lo scopo della letteratura, tormentata storia d'amore, ricerca filosofica della natura dell'anima, della propria identità, della verità dell'essere, di Dio che nell'ultimo capitolo si manifesta in forma di minuscola rana e parla il linguaggio incomprensibile di una palpebra che si alza e si abbassa… Erede sia della tradizione letteraria cinese sia delle più inquiete esperienze europee del Novecento, Gao riesce a fondere i diversi materiali narrativi grazie al supremo controllo dello stile. E questo romanzo, uno dei più importanti degli ultimi vent'anni, diventa un'appassionata professione di fede nella necessità della letteratura.

Tuesday, June 15, 2010

CHINMOKU - silenzio



Non sono sparito, solo solo rimasto in silenzio...alle volte mi capita di voler parlare di nuove tecniche apprese, di piccole 'illuminazioni' o progressi da condividere, di nuovi stage a cui ho partecipato e che mi hanno offerto un altro punto di vista, e poi mi guardo in giro...

Vedo che tutti postano foto dei proprio successi sui social network, viaggi costosi magari in Cina o Giappone per garantirsi brillanti occasioni di pratica, in realtà tutto questo rumore egocentrico mi lascia perplesso.

E'come se anche la pratica che dovrebbe essere una Via spirituale per come la intendo, nella quale investiamo risorse fatica tempo e denaro alla fine non sia differente dal mondo del lavoro o dalle ambizioni quotidiane...

Mi dico ma possibile che l'uomo moderno non riesca a staccarsi dal modo di vivere la vita cosi' consumistico ed erosivo? In questo caso l'arte marziale che dovrebbe farci vivere più sereni, non porta a nulla se non ad uno stress ulteriore che è quello di arrivare sempre più in alto con traguardi da mostrare sempre di più 'rumorosi'.

Tutto questo mi porta a pensare che il silenzio abbia un valore veramente grande e che chi riesce a mantenere un silenzio dignitoso sia in realtà una persona che ha molto da dire.